I Canoni dell'Ermetismo
Il nome ermetismo è nato negli anni Trenta dalla fantasia del critico e scrittore Francesco Flora il quale ha voluto enfatizzare gli aspetti criptici e mistici insiti nelle poesie di Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, di Salvatore Quasimodo e di altri famosi poeti.
Il carattere criptico è correlato, innanzitutto, alla significativa presenza di analogie volte ad illustrare situazioni e stati d'animo. I poeti ermetici si rivolgono, infatti, alla parte più profonda dei lettori tratteggiando situazioni in modo sfuocato, evitando chiari riferimenti alla difficile realtà in cui vivono e agli accadimenti storici, fedeli all'opera di perseguire la ricerca della poesia pura.
Insieme alle analogie ricordiamo la brevità tipica delle poesie ermetiche il cui significato è spesso svelato dal titolo dell'opera. Il disvelamento è insito in ogni poesia che si richiama ai canoni dell'ermetismo, sia quando narra comuni gesti quotidiani sia nei suoi momenti più evocativi.
A complicare l'interpretazione delle poesie di Ungaretti e Montale interviene anche l'assenza della punteggiatura, come se le parole s'imprimessero sul foglio restando libere, prive della costrizione di punti e virgole. Come i pensieri, le poesie hanno contorni indefiniti, sono immateriali, anche quando penetrano nell'animo dei lettori con una forza immensa.